INTRODUZIONE PUPI AVATI “DAL SALONE MARGHERITA AL CINEMA EXCELSIOR”
Nella Bologna remota della mia infanzia, nella nostra immaginazione, la sala cinematografica la si sarebbe potuta paragonare ad una sorta di stazione spaziale. Un luogo da cui partire per le più ignote destinazioni , sfuggendo alla realtà tutt’altro che esaltante di quel primo dopoguerra in cui ci trovavamo a vivere .
Ci si dirigeva così verso il cinematografo in uno stato di trepidazione ,di attesa, come se quel tratto di strada da percorrere non finisse mai. Ma una volta superato l’atrio nella sua luce spettrale, scostata trattenendo il fiato la pesante tenda di velluto , si viveva la consapevolezza di aver varcato quell’ agognata soglia spazio temporale con la sensazione di trovarci finalmente in volo, al riparo da tutte le angustie del vivere quotidiano.
Nella penombra alla quale stavamo via via abituandoci, rassicurati dall’afrore di fumo stagnante ,venivamo finalmente risucchiati in quell’altrove che il biglietto da venti lire per la platea o da trenta per la galleria ci avevano promesso.
Andavamo al cinema spesso nell’inconsapevolezza più assoluta dei film che avremmo visto. Andavamo al cinema comunque che è il modo più straordinario per celebrare il cinema e il grande mistero che ha rappresentato per la gran parte della mia infanzia quel grande lenzuolo sul quale si muovevano corsari e antichi romani , cow boys o moschettieri. Andavamo al cinema privi di qualunque forma di schizzinosità, in modo del tutto indiscriminato, a vedere o spesso a rivedere lo stesso film. In quale luogo remoto e in compagnia di quali misteriosi viaggiatori ci saremmo trovati a ridere o a spaventarci,a temere fino alla fine per la vita del buono,a trepidare perché lui e lei riuscissero finalmente a coronare la loro storia d’amore o che i malvagi annichiliti almeno per quella sera dalla giustizia Hoolliwoodiana o di Cinecittà, ci rassicurassero facendoci apparire il mondo più giusto.
La sala cinematografica ha rappresentato il luogo in cui certamente ho vissuto le emozioni più forti di tutta la mia infanzia. Non ci fu luogo capace di darmi pari gioia .
Trovarmi quindi fra le mani questa meravigliosa storia di una comunità narrata attraverso una sala cinematografica mi è parsa impresa degna della più alta considerazione.
Caterina Miandro e Luciano Scafà hanno portato a compimento un’opera di grande significato storico sociale in un momento in cui vediamo sostituirsi ai nostri amatissimi cinematografi supermercati o jeanserie.
La storia del Cinema Excelsior nei suoi sessantotto anni di vita è qui testimoniata nei suoi più minuti particolari con la scrupolosità che Luciano Scafà sa mettere in tutto ciò che riguarda il tentativo commovente di trattenere il passato.
E’ forse questo comune atteggiamento che ha motivato la nostra amicizia .
Grazie a questo testo il cinema Excelsior di Porto San Giorgio è destinato a sopravvivere e la sua sopravvivenza la dobbiamo agli autori di questo testo intriso di così tanto amore per per la propria comunità di appartenenza. Quella di ieri e quella di oggi.
Pupi Avati